Per l’edizione 2019 FoodExp amplia le proprie prospettive senza cambiare pelle, osando in profondità e puntando dritto al cuore della questione: e il cuore non è il cibo, il cibo è lo strumento. A occupare l’intero palinsesto saranno i FoodChangers, i luoghi e i cuochi che cambiano il mondo. Sul palco saliranno non solo campioni dell’haute cuisine e professionalità esemplari nell’ambito del management d’hotel, ma esperienze e progetti in grado di incidere nella quotidianità dei territori e sulla vita del pianeta.
Non lo spettacolo esausto dei cooking show, ma storie, visioni e metodi applicati da cuochi, sommelier, produttori di cibo e di vino in grado di spingere il cuore oltre il perimetro del proprio ristorante e del peculiare interesse imprenditoriale, spingendo sul tasto della crescita collettiva, della ricerca che svela i territori a se stessi, creando nuovi paradigmi, creando comunità e rinsaldando i legami sociali.
FoodExp vuole riscrivere il glossario del food&wine, rilanciando le parole d’ordine di una comunità planetaria che muove i passi nella stessa direzione, tentando di trasformare il mondo in un posto più ospitale, e più felice.
Palcoscenico, sipario, occhio di bue. Schermo per eventuali proiezioni, video e/o foto. La drammaturgia di FoodExp – i cuochi e i luoghi che cambiano il mondo, prende in prestito i linguaggi del teatro e mette in scena chef e produttori – da soli o con un intervistatore-spalla – chiamati a raccontare nello spazio di 50 minuti ciascuno, visioni, metodi, storie. Non lezioni astratte, ma racconti carichi di concretezza, cronache di pratiche quotidiane in vigna, in cucina, nei mulini, nelle aziende agricole. Gesti e pratiche, che sottendono visioni e paradigmi applicabili al cibo del futuro.
Palcoscenico, sipario, occhio di bue. Schermo per eventuali proiezioni, video e/o foto. La drammaturgia di FoodExp – i cuochi e i luoghi che cambiano il mondo, prende in prestito i linguaggi del teatro e mette in scena chef e produttori – da soli o con un intervistatore-spalla – chiamati a raccontare nello spazio di 50 minuti ciascuno, visioni, metodi, storie. Non lezioni astratte, ma racconti carichi di concretezza, cronache di pratiche quotidiane in vigna, in cucina, nei mulini, nelle aziende agricole. Gesti e pratiche, che sottendono visioni e paradigmi applicabili al cibo del futuro.
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