Salse, salse, salse: la lingua universale degli chef secondo Luigi Taglienti

Magazine

Luigi Taglienti, chef savonese, ha scoperto la cucina grazie a un pomodoro verde acerbo. Da quel gusto vivo è nata una passione che è diventata ricerca, tecnica, visione. Dopo esperienze in cucine celebri, in Italia e in Francia, fino a poco tempo fa firmava il menu dell’IO Luigi Taglienti a Piacenza, dove reinterpretava il territorio con uno stile libero e audace. Recente è la scelta di abbandonare la città emiliana per perseguire nuovi progetti.

Per Taglienti le salse non sono un dettaglio ma il vero linguaggio universale degli chef. Ne fa il centro del suo menu Territorio e Visione, dove ogni piatto è costruito attorno a una o più salse.

«Credo che le salse siano il vero Dna della cucina. Fanno comunicare chef lontani e avvicinano la cucina di ieri a quella di oggi. Nei piatti moderni c’è troppa paura di parlare di salse» dice.

«Credo che le salse siano il vero Dna della cucina. Fanno comunicare chef lontani e avvicinano la cucina di ieri a quella di oggi. Nei piatti moderni c’è troppa paura di parlare di salse»

Lo spiega con grandissimo stile nella sua personale rivisitazione della Capricciosa di mare, dove la tradizione piemontese parla alla Liguria: fondo di capelli d’angelo di sedano rapa, maionese tonnata al fumetto di pesce, gocce di tabasco, zenzero e succo di limone, due veli di scampi di Santa Margherita Ligure, centrifuga di passion fruit emulsionata al burro, potage di bietole e ristretto al nero di seppia. «Ligure sì, ma generoso di salse» conclude scherzosamente.

Serena Curto