Gianluca Gorini
In mezzo quel quadriennio decisivo per trasformare una giovane promessa in un professionista a tutto tondo, cui non si riconosce solo talento, ma molto di più: Gianluca Gorini – di lui stiamo parlando – è la stella forse più brillante dell’intera sua generazione.
Marchigiano di Pesaro, classe 1983, assomma tutte e tre le caratteristiche che conducono a importanti traguardi, nel mondo della cucina: provenire da una famiglia di ristoratori, aver avuto grandi maestri e soprattutto avere le idee chiare sulla conduzione della propria carriera. Lui ha respirato l’aria delle buone pietanze fin da piccolo, mamma e zio gestivano una trattoria; facile quindi che seguisse questa carriera, «non c’è stato un momento preciso in cui ho detto: “Faccio il cuoco”. Perché, essendo cresciuto tra pentole e fornelli, per me è stato un percorso spontaneo. Ricordo il profumo straordinario della pasta fresca fatta in casa. Era magico vedere la nonna e la mamma lavorarla con le mani. C’era amore in quello che facevano, c’era emozione», un vero e proprio imprinting.
Fresco di studi all’Alberghiero di Pesaro, inizia a muoversi sul campo prima nella Romagna balneare, poi dal suo primo maestro, Paolo Teverini, a Bagno di Romagna, nell’entroterra quasi al confine con la Toscana: «Sono rimasto folgorato dalla sua passione per questo mestiere, da come si muoveva in cucina. Ho capito quanto fosse importante la conoscenza della materia prima». Il passo successivo è l’estero: prende un volo per Londra, primo obiettivo imparare l’inglese. Ma trova anche posto nella brigata di Monsieur Max, ristorante stellato di cucina francese, chef Alex Bentley: «Con lui compresi l’importanza dell’organizzazione, delle gerarchie».
Fondamentale l’esperienza successiva, tornato in Italia: a fianco di Paolo Lopriore a Il Canto di Siena, dal 2008 al 2012, «mi ha permesso di scoprire nuove sfaccettature, cose che ancora non avevo mai contemplato in cucina». Gorini è considerato ancor oggi l’allievo loprioriano per eccellenza. Nello stesso 2012, passato a lavorare con Francesco Bracali, ottiene il premio Miglior chef emergente del Centro Italia. Nel 2013 è chiamato a Le Giare di Montiano, di nuovo in Romagna; il patron Claudio Amadori scommette su di lui e gli dà per la prima volta i galloni da chef. Ne seguono quattro anni intensi, in cui tutti i buongustai d’Italia imparano a riconoscerne lo stile: «Parto dai ricordi del passato e li unisco alle innovazioni che ho sperimentato. Voglio cucinare nel modo più vero possibile, voglio trasmettere me stesso con trasparenza e sincerità, anche nel modo di trattare la materia prima». Nel settembre del 2017 torna a Bagno di Romagna, in frazione San Piero: vi apre con la moglie Sara Silvani il DaGorini, dove è chef-patron. Gli allori arrivano presto, come abbiamo visto.
Sintetizza così: «Esperienza, volontà, preparazione e coincidenze fortunate. Credo sia questo il riassunto della mia vita professionale».
Bio by Identità Golose