Andrea Aprea
“La mia cucina contemporanea guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini”.
Con queste parole, Andrea Aprea, di Napoli, esprime l’essenza della sua cucina: tecnica, innovazione e rispetto per la tradizione gastronomica italiana.
La scelta degli ingredienti e la selezione dei fornitori sono punti essenziali per lo chef che predilige prevalentemente italiani.
Si allontana dagli schemi della grande tradizione cittadina, senza mai perdere di vista il punto di partenza, indispensabile ma sempre più rimpicciolito.
Il suo destino è già scritto nei talenti familiari, ristoratori a loro volta. A poco più di vent’anni si dirige Oltremanica per le prime esperienze e poi arrivano quelle intercontinentali: Milano (Grand Hotel et De Milan), Sirmione (due anni al Grand Hotel Villa Cortina), Kuala Lumpur in Malesia, Villa San Michele a Firenze. Tra i più evidenziati, Bulgari ancora a Milano e Palazzo Sasso a Ravello, in Costiera Amalfitana.
Ma il biennio 2006-2008 segna Aprea che, sempre con Albione nel cuore, al Waterside Inn e al Fat Duck di Bray, Londra con Heston Blumenthal, capisce il valore di una provocazione in un piatto come il salmone alla liquirizia e comprende come l’aspetto creativo di una simpatica preparazione riesca a portare a metà dell’opera, se porta a far sorridere l’ospite.
Penultima tappa della sua storia, quella al Comandante di Napoli dove ogni piatto è effetto di una folle arte con l’intento di mettere in piedi orpelli emozionali che ricordano lo stile partenopeo. Compito che, da settembre 2011, guida Aprea fino a diventare Executive Chef al Vun del Park Hyatt.